Sword Of Fire

The sacred sword to fight against the evil

Devo tornare me stesso!

Posted by Gabriele su novembre 12, 2009

La vita è fatta di tanti periodi nei quali ci sono delle fasi.
Spesso ci si trova in situazioni belle e si fanno esperienze meravigliose.
Tutto questo succede nei periodi.
Penso alla storia. Se nelle diverse fasi che la compongono, i grandi uomini si fossero comportati in modo diverso cosa sarebbe successo?
Faccio un esempio. Se in una determinata fase Giulio Cesare non avesse valicato il Rubicone e avesse pensato solo a proteggere la propria posizione, la civiltà romana sarebbe sopravvissuta per altri 500 anni? Ha preso una decisione. Non si è lasciato intimidire dalla situazione nè trasportare dallo sconforto. Non ha avuto paura. Sopravvivere è stato difficilissimo ma è rimasto se stesso. E’ rimasto coerente con se stesso. La civiltà romana ha vissuto ancora un periodo di prosperità.
Nella vita odierna pochi sono al vertice a risolvere i problemi del mondo, il resto delle persone vivono molte esperienze che si presentano nella quotidianità. Le esperienze purtroppo possono anche trasformarsi, da meravigliose a terribili. Quando l’esperienza entra in quella fase significa che il periodo è al tramonto.
Anch’io sono giunto al termine di un periodo, con una serie di interrogativi.

Per passare da una fase splendida a orribile ho sbagliato qualcosa?
Probabilmente si. Se ripenso all’esempio precedente, non sono rimasto completamente me stesso. Ho agito in funzione della situazione. Ma ho agito in modo sbagliato. Sono sicuramente stato assalito da sentimenti di paura. Non sono rimasto calmo. Calmo come all’inizio dell’esperienza. In questo modo non sono stato coerente con me stesso ed è stata la mia “sconfitta”.
La fase orribile mi ha portato a dei sentimenti pieni di gioia e eccessivamente oscuri. I sentimenti di gioia erano legati alla speranza. La speranza di poter recuperare o di poter rientrare nella fase positiva mentre i sentimenti oscuri erano legati all’odio, al fatto che, nonostante mi sforzassi al massimo, non riuscivo a recuperare, sprofondavo nell’abisso sempre più profondo. Evidentemente la situazione era compromessa.  

Avrei potuto aumentare il periodo?
Non lo so. Probabilmente si. Se avessi mantenuto un determinato comportamento. Non significa però vivere in funzione della situazione perchè si ha paura che possa sfuggire di mano. Questo mi è capitato. Mi è sfuggita per paura che sfuggisse. Se un grande uomo si fosse comportato in questo modo sarebbe stata la fine di un periodo per molti altri uomini. Ho cercato di modificare il mio carattere diventando in questo modo l’ombra di me stesso tanto da riconoscermi più. Non bisogna essere succubi di quello che si presenta, bisogna in qualche modo interpretare e affrontare nel migliore dei modi.

Potrà nascere un nuovo periodo o addirittura un periodo infinito e stabile?
Me lo auguro. Questo dipende soprattutto da se stessi e da chi è coinvolto nella stessa esperienza. Non bisogna rimanere schiacciati dalle pressioni che possono in qualche modo arrivare.

Questa lezione me la ricorderò per sempre e devo tentare in tutti i modi di tornare me stesso.
Lo stesso che ero prima di questo periodo.
La cosa più complicata.

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L’Ultima Legione

Posted by Gabriele su agosto 12, 2008

Tempo fa mi trovavo all’Esselunga di Milano Certosa e notai subito una gran quantità di libri in formato Bestseller con degli ottimi sconti.
Guardando e riguardando mi balzò all’occhio una copertina con sfondo grigio e disegnata l’insegna di un’aquila. Riconobbi immediatamente in essa uno dei più importanti simboli dell’antica Roma.
Il libro si intitolava L’ultima legione di Massimo Valerio Manfredi, considerato uno dei più grandi scrittori di romanzi storici in epoca contemporanea.
A questo punto, lessi per bene la descrizione del romanzo in coda al libro, decisi che poteva essere un ottimo passatempo per il viaggio che compio ogni giorno sulla metropolitana per recarmi al lavoro e lo acquistai.

Il racconto è collocato al tramonto dell’Impero Romano d’Occidente, dove oramai il tempo degli eroi e dei signori della guerra che hanno segnato una delle più grandi epoche sembra essere giunto a destinazione, dove l’imbarbarimento collettivo ha preso il sopravvento sulla civiltà, dove sentimenti e patriottismi legati all’idea di una Roma invincibile sono quasi del tutto un ricordo.
La penisola italica è in mano al re barbaro Odoacre, il quale decide di deporre l’ultimo imperatore d’occidente Romolo Augusto con un’azione di forza.
Rimane solo un ostacolo sulla sua strada: la legione Nova Invicta, l’ultima legione formata in gran segreto dal padre di Romolo Augusto con il compito di salvaguardare l’imperatore e di
conservare l’antico spirito combattivo che contraddistingue quell’esercito, in grado di affrontare battaglie contro qualsiasi nemico.
Gli ultimi legionari ridotti a numero esiguo, per proteggere l’imperatore e per portarlo in salvo dovranno affrontare un lunghissimo viaggio contornato da feroci battaglie, laddove non mancheranno momenti drammatici e incredibili colpi di scena.

Manfredi trova un modo per descrivere la connessione tra la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova, il risultato è ottimo. Si ha la percezione che la storia così come la intendiamo, abbia nel tempo un andamento continuamente sinusoidale. La civiltà romana tocca il massimo splendore, la civiltà medievale piomba in una situazione quasi caotica.
Non mancano riferimenti alle antiche tradizioni romane, i personaggi della vicenda sono promiscui, ci sono cristiani e pagani, romani e romani adottati, uniti però nell’affrontare il susseguirsi degli eventi spesso avversi, la cui unica ricerca è quella della libertà, di un mondo giusto.
Non mancano ad esempio alcune critiche rivolte all’impero, soprattutto sulla conquista di una pace più volte ottenuta con il sangue di molti innocenti; viene valorizzato molto spesso il patriottismo che regnava nel cuore di molti romani del tempo antico, i grandi personaggi che hanno costruito una più grandi civiltà, primo fra tutti Caio Giulio Cesare; vengono citate le massime dei più grandi filosofi di quel tempo.

Il libro mi è piaciuto moltissimo, un travolgente misto di azione e sentimenti, consigliato a chi conosce bene la storia ma soprattutto a chi è amante delle avventure, in grado di far “viaggiare” moltissimo la fantasia e di immedesimarsi in un contesto storico totalmente diverso dal nostro.

Una citazione che vale la pena di ricordare:
Chiunque non impedisce un’ingiustizia ne è complice.
Seneca

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Che dire sulle WPF

Posted by Gabriele su febbraio 17, 2008

In questi giorni, nell’azienda per la quale lavoro, si sta sviluppando un progetto di media importanza dove l’impatto grafico risulta piuttosto significativo, il cui scopo è anche quello di far crescere a livello professionale due nuove risorse.
Quale può essere uno strumento per spingere la grafica ad un buon livello su una applicazione Windows Forms di tipo gestionale?
Pensai immediatamente:”Probabilmente se si desira qualcosa che vada oltre la norma serve l’SDK per DirectX”.
Vi assicuro: sviluppare un’applicativo in C++ con questo tipo di approccio mi ha sempre intrigato. Il problema grosso rimane il tempo e una strada del genere non era proponibile quindi mi misi a fare qualche piccola ricerca. Notai che Microsoft aveva buttato sul mercato il nuovo Framework .NET (v3.5) il quale può supportare un nuovo tipo di applicativo detto Windows Presentation Foundation.
Per sviluppare l’interfaccia su un applicativo di questo tipo è sufficiente il “Cider”,  un tool per il design messo a disposizione dall’ambiente di sviluppo Visual Studio  2008 contenente anche una finestra di editor per lo sviluppo di codice XAML.
L’altra domanda che posi:”Dov’è questa mega differenza con le Windows Forms Application?”.
La mega differenza sta nella gestione della grafica. Sostanzialmente tutti i controlli windows sono stati completamente riscritti e non ci appoggia più alla libreria System.Windows.Forms.dll. L’ altra novità è l’utilizzo del codice XAML che risulta piuttosto semplice da comprendere, visto che deriva direttamente dall’XML. Tramite esso si definiscono oggetti e proprietà in XML. Ovviamente questo codice si separa completamente dal codice riguardante la logica dell’applicativo (C#, VB.NET).
E’ possibile interagire con gli oggetti definiti dallo XAML, infatti tutti gli spazi dei nomi e le classi  sono visibili anche nell’editor di sviluppo per gli altri linguaggi. Fare riferimento al sito www.xaml.net, il quale arrichisce in modo sensibile molti concetti.
Lo XAML risulta utilissimo per definire l’interfaccia grafica.
ExpBlendUn tool molto più potente rispetto al Cider è il Microsoft Expression Blend.
Il Blend non è altro che uno strumento di disegno e animazione molto simile a Flash che consente di generare codice XAML in funzione della realizzazione del designer.
Dal Blend si possono arricchire tutti i controlli windows di base a livello grafico  e personalizzarli diventando dei veri e propri control user ma non solo, sono definibili dei binding con delle basi di dati.

Insomma, con minor sforzo, si può tirar fuori un prodotto di buona fattura.

APPLICAZIONI SVILUPPABILI CON TECNOLOGIA .NET

Windows Forms Application

Applicazione composta da schede o moduli (forms) eseguibile unicamente sotto il sistema operativo Microsoft Windows. Le applicazioni windows forms vengono attualmente sviluppate tramite tecnologia .NET. I controlli e le forms si appoggiano alla libreria System.Windows.Forms. Secondo Microsoft è conveniente sviluppare una applicazione windows forms quando si richiede al client un maggior sforzo di elaborazione sul processo.

Web Forms Application

Applicazione composta da schede o moduli (forms) distribuite tramite un network che può essere una intranet (rete interna) oppure Internet. Il grosso vantaggio sta nel fatto che una web application non necessita di alcuna installazione sul client ma è il web browser stesso a ospitare l’applicazione interpretando ciò che viene inviato dal server come una pagina html statica.

Solitamente le web application sono strutturate in tre livelli:

1) Visualizzazione. Utilizzo dell’html e altri linguaggi interpretati (javascript, vbscript, ecc…) dal web browser.

2) Codice compilato dal Web Server contenuto nelle server pages (ASP, ASP.NET) e scritto in un determinato linguaggio (C#, VB.NET).

3) Motore database associato all’applicazione (Oracle, MySQL, MSSQL, ecc…).

In altre parole il browser invia la richiesta al livello del web server il quale comunica con il database e restituisce al browser il risultato della richiesta fatta in precedenza.

Web Application Architecture


Windows Presentation Foundation Application

Applicazione che si appoggia su libreria di classi detta Windows Presentation Foundation. WPF si basa su un sistema di grafica vettoriale che si appoggia alle DirectX. WPF può essere utilizzato per creare applicativi eseguibili anche su un web browser. Per sviluppare una interfaccia WPF è sufficiente il linguaggio di derivazione XML detto XAML (Extensible Application Markup Language). Attraverso l’XAML è possibile descrivere gerarchie di oggetti in maniera dichiarativa.

ARCHITETTURA WPF

Presentation Framework Contiene tutti i controlli WPF e molto altro (Data Binding, ecc…)
Presentation Core E’ un wrapper. Consente di rendere gestito (managed) la libreria MilCore. Contiene anche i tipi base che servono per implementare i componenti User Interface.
Common Language Runtime Linguaggio Intermedio utilizzato dal compilatore .NET per tradurrre i linguaggi ad alto livello supportati dalla stessa piattaforma .NET.
MilCore Parte di codice nativo non gestito (unmanaged) che utilizza il sottosistema DirectX per lavorare con la scheda grafica. Mil sta per Media Integration Layer
DirectX Permette la presentazione a video di grafica 2D e 3D interfacciandosi direttamente con la scheda video.
KERNEL Strato software detto nucleo del sistema operativo che permette di far accedere alle risorse hardware i processi in esecuzione in maniera controllata e sicura ed assegna ad ognuno di esso una porzione di tempo macchina se necessario.

Schema Architetturale per lo sviluppo di una WPF

WPF Architecture

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Street Fighter 2: un MUST videoludico

Posted by Gabriele su febbraio 12, 2008

Come posso non scrivere qualcosa su uno dei più bei videogiochi della storia, Coin Opuno di quelli che entra di diritto nella hall of fame insieme a Super Mario, Zelda, Bubble Bobble, Gran Turismo, Final Fantasy e molti altri.
Viene definito un coin op1 per eccellenza.

Quanti ricordi affiorano nella mia mente.

Correvano gli anni ’90, a quel tempo frequentavo le scuole medie dai salesiani in via Bonvesin della Riva. La mattina veniva dedicata alle lezioni scolastiche, nel pomeriggio si svolgevano le ore di doposcuola e subito dopo si andava all’ oratorio adiacente alla chiesa di S.Maria del Suffragio a giocare oppure al baretto in via Cadore (con una mega-disapprovazione da parte delle suore. Chiedo scusa a suor Giusy anche se non leggerà mai l’articolo, allora non capivamo veramente una maz… ndGab) giustappunto per sfidarsi al suddetto gioco con un mini budget di mille lire equivalente a 5 partite.
Fu una mania che continuò per almeno 3 anni.
Ricordo che nelle vacanze estive del 95, dopo che ebbi finito la prima superiore, mi trovai come di consueto a Finale Ligure in villeggiatura, erano i primi anni in cui i miei genitori mi lasciavano uscire con gli amici. Lì conobbi la prima fidanzata, Diana, una ragazza veramente carina, generalmente mi aspettava fuori dalla sala giochi perché non le piaceva. Mentre Diana attendeva, all’interno erano aperte le classiche sfide in doppio. Il vincitore del match continuava il gioco facendo uscire il detentore della partita o lo sfidante, a meno che non avesse intenzione di chiedere una rivincita. Ero diventato talmente esperto che imparai un modo alquanto stravagante di tenere il joystick: il dorso della mano era rivolto verso il pianale, l’asticella era tra il dito medio e l’anulare della mano sinistra e il pollice a contatto con il pomello. Con la mano destra governavo i tasti. Era quasi come tenere in mano un bicchiere di champagne.
Ovviamente il meglio della serata non era certo in sala giochi!

Pensando a tutto questo mi viene veramente da ridere.

Il videogioco

Street Fighter 2 fa la sua prima apparizione nel lontano 1991 con l’edizione “World Warrior” grazie agli strepitosi sviluppatori della software house giapponese Capcom.
Super Street Fighter 2 Main TitleIl lavoro è pressochè perfetto, un mix incredibile di grafica, colonne sonore e giocabilità mai visti in precedenza.
Anche le maggiori riviste specializzate del settore sono unanimi nelle valutazioni: tutte eccellenti. Il genere è picchiaduro a schermata fissa2 (per i non intenditori è come se ci si trovasse su un ring da boxe) bidimesionale diversamente da altri classici come Final Fight e Double Dragon detti picchiaduro a scorrimento3.
I cinefili del genere “azione e arti marziali” troveranno moltissime similitudini con il film “BloodSport” (in italiano “Senza esclusione di colpi”) non tanto per la presenza dell’attore Jean Claude Van Damme quanto per la trama.BloodSport Poster
Si tratta del classico torneo di arti marziali nel quale i più forti combattenti del globo si sfidano ognuno con il proprio stile di combattimento fino ad arrivare al duello finale.
Nel videogioco, è possibile scegliere un personaggio tra gli otto selezionabili.
Nel 1992 esce la versione “Champion Edition” con la quale è possibile selezionare i 4 boss finali della precedente “World Warrior” e combattere contro il proprio doppelganger4 (una sorta di clone del proprio personaggio scelto).
Nel 1993 si passa a “Street Fighter 2 Turbo” i cui protagonisti rimangono gli stessi ma indossano abiti di colore diverso e la velocità dei movimenti aumenta; fino ad arrivare negli anni 1994-95 con “Super Street Fighter 2” e “Super Street Fighter 2 Turbo” dove il dettaglio grafico dei fondali migliora in modo sensibile e si aggiungono alla serie altri 5 personaggi.

I personaggi

Come ho accennato in precedenza, i personaggi da poter utilizzare sono Select Playersdavvero parecchi, la tipologia dell’arte marziale e la nazionalità fanno la differenza, si passa dal karateka al sumo wrestler, dal maestro di Jeet Kune Do al pugile e così via.
Ogni personaggio ha una missione da compiere oppure una motivazione per eliminare l’ultimo boss, infatti il finale del gioco cambia in funzione del lottatore scelto.
Oltre al joystick per gli spostamenti, in Street Fighter ci si avvale di ben sei tasti per sferrare calci, pugni e proiezioni.
Uno dei punti di forza del gioco sono le mosse speciali come sfere energetiche, calci a ripetizione ad altissima velocità, scosse elettriche e molto altro.
Dopo qualche incontro disputato appaiono gli speciali bonus stage. Lo scopo dei bonus stage è quello di accreditare più punti possibile distruggendo macchine e bidoni di ferro.

Ryu vs Ken Ryu vs Cammy Chun Li vs Mr. Bison

Riepilogo di seguito i nomi dei personaggi, lo stile e la nazionalità:

Ryu Karate – Ansatsuken Giappone
Ken Karate – Ansatsuken Stati Uniti
Honda Sumo Giappone
Dhalsim Yoga India
Chun Li Wu Shu Cina
Guile Tecniche militari Stati Uniti
Zangief Wrestling Unione Sovietica
Blanka Tecniche selvagge Brasile
Balrog Pugilato Stati Uniti
Vega Ninjutsu Spagna
Sagat Muay Thai Thailandia
Mr. Bison Poteri psichici Thailandia – Shadoloo
Cammy Tecniche militari Gran Bretagna
Deejay Kickboxing – Capoeira Giamaica
Fei Long Jeet Kune Do Hong Kong
T. Hawk Tecniche Pellerossa Messico
Akuma Karate – Ansatsuken ?

Personaggio preferito

RyuNon posso non spendere qualche parola in più sul mio personaggio preferito: Ryu.
Ryu è di nazionalità giapponese, pratica come arte marziale fondamentale il karate. Nel riepilogo ho anche inserito la parola giapponese Ansatsuken, un particolare stile del karate la cui applicazione può rivelarsi mortale al nemico.
Anche se nipponico, possiede i lineamenti tipici occidentali (oramai il popolo del sol levante ci ha abituati a queste scelte, basti leggere i vari manga5 o vedere qualche anime6), gli occhi e i capelli castani e una robusta corporatura ma ben proporzionata con buona armoniosità a livello muscolare.
Indossa un kimono senza maniche e un nastro passante per la fronte legato sulla nuca, i colori appartenenti ad essi possono essere cambiati a seconda della versione del gioco. Nella prima versione può essere selezionata una sola tipologia cromatica di abbigliamento. I miei colori preferiti restano quelli di base: kimono bianco, cintura nera e nastro rosso.
Le mosse speciali sono l’Hadouken7, lo Shoryuken8 e il Tatsumaki Senpuu Kyaku9.Ryu Hadouken
Se fosse una persona in carne ed ossa invece che un insieme di numeri binari e intepretasse il classico “action movie” dal contenuto parecchio semplice (per intenderci bene contro male), avrebbe senza ombra di dubbio il ruolo del “buono” della situazione, il guerriero fortissimo, un po’ malinconico, un po’ solitario ma con un’incredibile calma e pace interiore.
L’obiettivo: sconfiggere il male incarnato nel tipico nemico criminale ed espertissimo nelle arti marziali con il celebre duello finale del film.

Conclusione

Un gioco che non ha bisogno di ulteriori aggettivi di elogio, ha segnato una parte di storia videoludica della prima metà degli anni 90, prima dell’avvento dei giochi tridimensionali e delle console di ultima generazione.
Per chi avesse qualche emulatore arcade e non lo avesse mai provato, consiglio vivamente di farlo. E’ vero, ormai è datato ma Street Fighter 2 resta e resterà per sempre un mito.

  1. Termine utilizzato per definire un videogioco da bar o da sala giochi. E’ la contrazione di due parole inglesi: coin operated cioè macchina a gettoni.
  2. Lo sfondo del gioco resta pressochè identico. Gli sprite (i personaggi) possono muoversi fino a un determinato punto sia dalla parte destra che quella sinistra dello schermo. Generalmente gli incontri sono uno contro uno e si vince al meglio dei tre round.
  3. Lo sfondo è dinamico. Il personaggio si muove sempre verso destra e raramente può tornare indietro. Di solito si affrontano grandi quantità di nemici i quali presi singolarmente sono molto più deboli rispetto al personaggio principale selezionato dal giocatore anche se di tanto in tanto si trovano i boss di fine livello nettamente più forti.
  4. Termine tedesco: doppel = doppio, gänger = che se ne va. In pratica è una persona identica ad un’altra. Generalmente è maligna rispetto all’originale.
  5. Fumetto giapponese.
  6. Cartone animato giapponese.
  7. Colpo dell’onda o palla di fuoco (ken in giapponese indica sempre colpo o pugno). E’ una sfera di energia spirituale lanciata verso il nemico.
  8. Colpo del drago o pugno del drago. E’ un micidiale montante con salto.
  9. Calcio volante a mulinello.

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Esiste sempre qualcuno più forte di te…

Posted by Gabriele su febbraio 12, 2008

Il mio primo articolo sul blog.
Per l’”overture” mi sembra giusto cominciare con una riflessione che mi è sempre passata per la testa, scaturita dall’osservazione di ciò che mi circonda, in ogni luogo e in mezzo alle persone, ma non solo, dopo l’osservazione esistono altri mezzi per rendersene conto, ad esempio grazie alle letture, alla visione dei film e alla partecipazione di sport di gruppo come una partita di calcio.
Quando ero piccolo e giocavo con i bambini della mia età, mi accorgevo che c’era sempre l’elemento dominante, il trascinatore, il leader, egli si manifestava come una sorta di punto di riferimento anche per gli altri. Ovviamente a quell’età era un concetto piuttosto complicato da esprimere a parole ma comprensibilissimo.
Crescendo, ci si trova sempre dinanzi a nuove situazioni e problemi più disparati, per ognuno di essi si riesce spesso a trovare individui che sanno dare risposte, che sanno agire e di conseguenza risolverli.
TysonVSBusterUna domanda mi sorge spontanea: “Perchè c’è sempre qualcuno più “forte”?”.
La tipica risposta che si può dare è: “Madre Natura ci ha fatto uno diverso dall’altro. Non è detto che un individuo capace in certo ambito sia abile anche in tutti gli altri”.
Espongo un esempio pratico e molto semplice: un pugile ha moltissima forza ma il più delle volte è meno arguto, a differenza di un luminare della scienza, il quale è abituato a ragionare e ad usare l’intelletto per i suoi scopi, senza avere bisogno di potenza muscolare.
Ne conviene che probabilmente nella stragrande maggioranza dei casi, la natura dà un valore all’individuo rappresentante la sommatoria complessiva di tutte le sue capacità, questo ipotetico valore viene diviso in altri valori attribuibili alle diverse capacità e caratteristiche possedute. Tornando all’esempio di prima lo scienziato e il pugile avranno come valore globale 100, il primo però avrà per l’intelligenza 70 mentre per la forza 30, il secondo invece avrà i valori ribaltati sulle capacità prese in considerazione.
La seconda domanda dopo aver analizzato l’esempio è: “Quale capacità è meglio avere?”
La risposta data:”La domanda è formulata in modo non completamente corretto. Se ad una persona è concesso di avere una capacità più sviluppata conviene prendere quella come punto di forza cercando anche di migliorare anche le altre, sempre se possibile”
Un’altra possibile risposta:”Dipende dalla situazione in cui un individuo può trovarsi”
Riprendendo la prima risposta si può tranquillamente porre un’ ulteriore ma fondamentale domanda derivata da essa:”Se la natura dà un valore prefissato, quindi è una costante,  si può incrementarlo?”
Il nocciolo della questione sta proprio qui. E’ vero, la natura dà all’uomo un valore costante, ma è un attributo iniziale. L’uomo ha al suo interno potenzialità inimmaginabili, in grado di aggiungere alla costante fissata all’inizio una variabile, potendo di conseguenza migliorare le singole abilità e capacità. In questo senso la variabile diventa un “offset” di valori positivi. Questo non vuol dire che non esistano limiti. Non credo esista uomo sulla faccia della Terra in grado di distruggere con il proprio pugno una montagna, nemmeno se si allenasse per oltre mille anni. Anche se fosse possibile raggiungere una simile potenza, l’uomo non lo saprebbe mai, nessuno può vivere così a lungo da poterci dimostrare questa ipotesi. I limiti fisici vengono in qualche modo imposti dalla natura.
Utilizzando le capacità intellettuali è possibile in qualche modo aggirare i limiti fisici. Per distruggere una Albert Einsteinmontagna è sufficiente utilizzare della dinamite, essa deriva da una scoperta ma la modalità d’impiego implica l’intelletto.
Allora non ci sono limiti “mentali”?
Esistono molti limiti.
Basti considerare che il più delle volte si riesce a rispondere a tre grandi insiemi di domande: come…?, dove…?, quando…?
Grazie alla genialità di molte persone, l’uomo è stato in grado di rispondere a moltissime domande di questo tipo e molte altre risposte verranno trovate a quesiti ancora insoluti. Ma l’insieme di domande più complesso alle quali trovare una risposta è: perchè…?
Il più delle volte, per rispondere a questo tipo di domande si ricorre alla religione e alla fede ma non è l’articolo giusto per parlare di questo. Più avanti affronterò questo tema.
I limiti dell’individuo su ogni capacità possono essere messi in luce.
Per avvicinarsi ad essi e per migliorarsi sempre più, è corretto prendere a modello chi ha dei limiti superiori ai nostri, riconoscendo che esiste sempre qualcuno più “forte” di te.

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